SICUREZZA IN ACQUA – Parte 1

INQUADRAMENTO DELLA SITUAZIONE Domani è Estate, inizia la stagione balneare per eccellenza e gli specchi d’acqua balneabili sono tanti, tra piscine, fiumi, torrenti, laghi e naturalmente il mare.

Data:
20 Giugno 2025

SICUREZZA IN ACQUA – Parte 1

INQUADRAMENTO DELLA SITUAZIONE

Domani è Estate, inizia la stagione balneare per eccellenza e gli specchi d’acqua balneabili sono tanti, tra piscine, fiumi, torrenti, laghi e naturalmente il mare. Ebbene, si contano almeno 1.000 incidenti in acqua all’anno (considerando a parte i casi che gravano sui migranti) dei quali ben 400 risultano mortali. Nelle zone interne lontane dal mare la frequenza degli incidenti è maggiore. Il pubblico medio dei colpiti è giovanissimo: meno di 16 anni d’età, con punte intorno ai 4 anni.

Come cause e fattori di rischio si riconoscono l’inesperienza, la trascuratezza o la non conoscenza (più o meno inconsapevoli), la distrazione, il senso di sfida, la mancata sorveglianza da parte di adulti di riferimento (che si presumono dotati di una maggior consapevolezza sulla situazione poiché affidatari della vigilanza preventiva sui minori).

Altro elemento di rischio a suo modo collegato a tali cause è la disinformazione che impera in questo campo, affetto da luoghi comuni scorretti e vere e proprie “fake-news” (= bufale). Perciò fare buona divulgazione sulla sicurezza in acqua protegge vita e incolumità delle persone.

In ogni caso, per quanto riguarda le acque, la fatalità NON esiste: conta invece solo o in prevalenza assoluta il “fattore umano”!

DISTINZIONE TRA SOCCORRERE E PREVENIRE

Dunque l’incidente in acqua si previene, NON si soccorre.

Il soccorso in acqua è demandato solo a figure professionali qualificate, gli Assistenti di Salvamento: il soccorritore occasionale non qualificato, una volta in acqua, rischia più di chi viene soccorso! Perciò NON deve entrare in acqua ma richiamare l’attenzione dei vicini sul posto e fare una corretta chiamata di soccorso al NUE Numero Unico Europeo per le Emergenze: 112.

Per prevenire bene, piuttosto, l’informazione può fare tutta la differenza! Corrette indicazioni su buone pratiche di comportamento salvano vite!

L’esempio preliminare di maggior evidenza? Il richiamo a NON distogliere mai neppure per un istante lo sguardo dal diretto controllo visivo sui minori, specie sui bambini, neanche se sono soltanto vicini all’acqua e non vi sono ancora entrati! La vigilanza dev’essere a vista e continua, senza distrazioni, sebbene discreta. Estrema attenzione a vasche, fontanili, piscine e qualsiasi altra raccolta d’acqua naturale o artificiale lasciata incustodita e a portata di bambino!

CHE FARE E COSA EVITARE

Iniziamo dunque un elenco riassuntivo di semplici ma efficaci suggerimenti su cosa fare e specialmente cosa evitare nell’avere a che fare con l’acqua. In questa puntata – la prima di tre – ci soffermiamo sull’incidente più comune, più grave ma anche più facile da prevenire: si chiama “Sincope da Idrocuzione”, letteralmente “colpo d’acqua” (una sorta di shock termico generalizzato dovuto allo sbalzo di temperatura sulla cute). Per le sue stesse caratteristiche (frequenza, gravità ed evitabilità) è considerato paradigmatico di tutte le altre forme d’incidente in acqua.

Perché “il più comune”: può riguardare tutti i frequentatori di ambienti acquatici, dal bagnante, al nuotatore, al tuffatore, al canoista, al subacqueo…e perfino chi prende un gavettone!

Perché “il più grave”: la vittima perde conoscenza ma può subire contemporaneamente anche l’arresto cardio-respiratorio. In questo caso ci vogliono immediate manovre rianimatorie! La “salvabilità” però resta scarsa, perché scarsissimi sono i tempi disponibili per rianimare…meno di 5’! Un arco temporale che nella pratica si rivela troppo spesso insufficiente, dato che la vittima va prima recuperata ed estratta dall’acqua e solo una volta distesa su piano rigido (a riva, sul fondo della barca o altro) possono essere avviate manovre rianimatorie efficaci.

Perché “il più facile da prevenire”: per evitarlo è sufficiente prestare sempre attenzione allo sbalzo termico tra fuori e dentro l’acqua, tra la superficie cutanea e l’acqua stessa. Basta acclimatarsi gradatamente bagnandosi un po’ alla volta prima d’infilarsi in acqua del tutto. In ogni caso evitare il tuffo repentino in acqua se accaldati dal sole, da intenso esercizio fisico, con digestione in corso ecc. Tenere presente che le “acque interne” (piscine scoperte, fiumi, laghi ecc) sono sempre molto più fredde del mare.

Purtroppo, ogni estate si registrano episodi che nel racconto dei testimoni paiono fotocopie l’uno dell’altro: “…eravamo a fare una scampagnata al lago, abbiamo mangiato e giocato a pallone, poi il nostro amico aveva caldo e ha deciso di rinfrescarsi: si è tuffato ma non è più riemerso!” Dopodiché le cronache sui giornali rilanciano i soliti cliché – completamente infondati! – delle “alghe assassine”, dei “vortici che inghiottono”, dei fondali melmosi che “tirano giù”… mentre si è consumata un’altra tragedia che sarebbe stata del tutto evitabile.

Con un’acclimatazione sufficientemente progressiva si può riuscire a entrare e restare qualche istante anche in un’acqua gelida perché sullo shock termico non incide tanto la temperatura dell’acqua quanto l’ampiezza del differenziale in gradi centigradi tra essa e la superficie cutanea.

Riassumendo i due punti nodali di questa 1^ puntata, possiamo dunque sottolineare quanto segue: A) fare tutta l’attenzione più consapevole del mondo ai bambini e ai minori in genere; B) evitare di tuffarsi di colpo in situazioni che comportino sbalzo termico eccessivo tra il corpo e l’acqua, come l’essersi accaldati al sole, dopo intenso esercizio fisico, con digestione in corso ecc.

Nella prossima puntata prenderemo in considerazione un elenco di 7 semplici regolette da seguire per non incorrere in pericoli derivanti da un approccio scorretto a varie altre situazioni acquatiche.

Restate con noi!



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Ultimo aggiornamento

20 Giugno 2025, 13:01